Quaderni di viaggio – 1. Verso la Val di Núria, sulle tracce della Catalogna romanica
Questa settimana Motibarna tours indossa gli scarponi da trekking e ci accompagna alla scoperta dei segreti e delle tradizioni di un luogo magico, circondato dalle vette innevate dei Pirenei, percorso da cascate e ruscelli, abitato da stambecchi, falchi e marmotte. Un luogo in equilibrio tra cielo e terra… Ma lo sarà davvero?
Quali Storie e leggende hanno percorso queste montagne? Quali fenomeni atmosferici hanno sconvolto la pace delle piccole comunità di pastori della valle?
Se l’apparente quiete della Montagna incantata di Thomas Mann riusciva a nascondere anche alle menti illuminate i grandi drammi della nuova epoca, la Valle di Núria forse saprà celare solo ad un occhio poco attento i suoi tanti segreti. Per chi ascolterà infatti le voci della Storia, questi posti non avranno misteri: il vento, l’acqua, il fuoco e la terra, sostanza e forza vitale della valle, scaveranno per noi un solco nella neve del tempo e ci sveleranno, complici, le tracce del passato.
Prepariamoci ad immaginare guerre, terremoti, conquiste, imprese eroiche, ma anche convegni politici, miracoli della Vergine, credenze popolari, opere d’arte nate dalla creatività e dall’istinto di sopravvivenza dell’uomo… e delle streghe.
Come sempre, partiamo con l’idea di una meta da raggiungere, ma non ci priviamo delle nostre inevitabili soste. La strada non é lunga (meno di tre ore da Sitges, il nostro punto di partenza). Non prenotiamo nulla, ci lasciamo trasportare dall’istinto e da una mappa.
Se osserviamo la regione ed in particolare questa zona, é facile capire quali saranno le sue principali attrazioni. Il territorio della Catalogna centro meridionale é costellato da monasteri, castelli, ponti e fortezze.
Lo stile Romanico, nato alla fine dell’anno mille, rappresenta la prima grande manifestazione artistica comune a tutto l’Occidente europeo e la sua lunga permanenza coincide con un periodo florido per l’agricoltura, l’espansione dei commerci, ma soprattutto per la rinascita della fede.
La Catalogna, percorsa all’epoca da pellegrini provenienti da tutta Europa e controllata da ricchi feudatari, vede apparire un Romanico peculiare: piccole chiese, legate al signore o alla famiglia del luogo, con una struttura abbastanza semplice, tetto spiovente, volte a botte, triplice abside, campanile. L`influenza é tipicamente lombarda.
Ci stupisce la quantità e la varietà di chiese di questo tipo che incontriamo durante il cammino. Tutte hanno una sola navata e il campanile laterale, ma ognuna conserva la propria unicità, come parte “essenziale” di un grande progetto. La cura con cui vengono ornati i capitelli, la luce piuttosto rarefatta che filtra attraverso le piccole finestre, le porte imponenti sormontate da archi, ogni cosa lascia trasparire la potente spiritualità che attraversava queste terre.
All’orizzonte, su diverse alture, non possiamo che scorgere i castelli, con le loro mura fortificate e le torri svettanti e imponenti. Potere temporale e religioso sembrano stringersi la mano e comunicare tra le valli e le pianure, al popolo e ai visitatori, la propria presenza sul territorio… ma soprattutto il proprio controllo.
Durante una delle nostre soste, camminando tra i vicoli di Santpedor, ci accorgiamo che sono le 15.00 e non abbiamo ancora pranzato. Vista l’ora e la chiusura domenicale di alcuni esercizi, non ci resta che un piccolo bar con due tavoli vuoti.
La proprietaria si scusa, dicendoci che può preparare solo due panini. Ne ordiniamo uno con butifarra e cipolla, l’altro con tortilla. La signora si allontana: avvertiamo la forchetta che batte sulle pareti di una una ciotola e poi uno sfrigolio in lontananza. Accanto a noi, un uomo con una birra commenta in catalano un programma su viaggi e hotel. Mentre sullo schermo della TV appaiono catene alberghiere e ristoranti di lusso, noi osserviamo i muri disadorni e scrostati di questo modesto edificio (che non ha visto la mano di un pittore almeno dagli anni ’70) e ci consoliamo con una seconda Estrella, che l’uomo ci allunga gentilmente dal bancone.
Ma la sorpresa é più strepitosa se l’attesa é meno ambiziosa (questo é ormai il nostro motto). La signora giunge con due baguettes enormi. Il pranzo migliore che avessimo mai potuto immaginare.
Tutte le esperienze sensoriali sono parte essenziale del viaggio, quindi se passate da Santpedor non lasciatevi frenare dalle apparenze. Il bar si chiama La Brasa e si trova accanto alla piazza centrale.
Se poi siete golosi come noi e avete la nostra stessa fortuna (siamo arrivati un secondo prima della chiusura), attraversate la strada e provate un “Borracho”, sorta di babà catalano, alla pasticceria di fronte.
Riprendiamo le nostre peregrinazioni tra castelli, chiese e monasteri e giungiamo a Ripoll. Vi consigliamo di leggere gli orari di apertura perché la visita é davvero interessante ed il materiale raccolto, soprattutto audiovisuale, degno di nota. Ci sono testimonianze di studiosi, vescovi, scrittori, archeologi. Ogni profilo illustra con passione e pertinenza uno o più aspetti legati al monastero e alla fede.
Ci soffermiamo come ipnotizzati davanti al portale, a nostro parere uno degli esempi più completi ed impressionanti di iconografia romanica. E’ impossibile non restare affascinati dalle figure e dai bassorilievi, dalle simmetrie, dalle storie raccontate da queste pietre sopravvissute intatte alle intemperie e ad un tremendo terremoto che nel XV secolo ha distrutto le più importanti opere architettoniche della zona.
Dobbiamo ringraziare le menti lungimiranti della Renaixença (il periodo della rinascita catalana) e due saggi vescovi, oltre al grande scrittore Verdaguer, se il monastero di Ripoll nel XX secolo é tornato al suo splendore.
Passeggiamo nel grande chiostro ed immaginiamo per un attimo il Capitolo e la vita dei monaci. Qui, dietro porte oggi murate, mani ferme e leggere illustravano testi sacri, copiavano importanti manoscritti latini, trascrivevano libri destinati alla ristretta fascia di laici alfabetizzati: testimonianza di un passato oscuro giunto a noi solo grazie alla paziente operosità di questi ordini religiosi.
Proseguiamo il nostro viaggio e cerchiamo un luogo dove fermarci per la notte. Abbandoniamo la statale che da Ripoll porta a Ribes de Freser e saliamo per una strada di montagna. Dopo pochi chilometri giungiamo a Bruguera e decidiamo di pernottare lì. Il sole, alle 21 circa é quasi tramontato.
Seguiamo le indicazioni che ci guidano all’Hostal Moliné, una piccola pensione a gestione familiare. Uno di quei posti in cui avresti voglia di vivere per sempre.
Ceniamo nell’hostal. I prezzi sono modici, ma la qualità sorprendente. I piatti serviti con cura ed attenzione. Assaggiamo anche i loro ottimi liquori e la mattina seguente, per colazione, una ricca degustazione di marmellate fatte in casa. Vi segnaliamo il loro sito e vi consigliamo di trascorrere almeno una notte in questo luogo semplice, ma magico: http://www.hostalmoline.com/
Dopo cena passeggiamo tra le case del borgo. L’illuminazione discreta ci permette di ammirare le stelle e di prevedere che il giorno seguente sarà soleggiato e limpido, ideale per la nostra camminata in montagna.
Domenica: Il cielo non mente e, nonostante poche nuvole passeggere, che viaggiano veloci tra queste vette, il sole ci accomagnerà per tutto il giorno.
Prossime mete Queralbs e la Val di Núria.
Parcheggiamo e giungiamo a piedi alla Cremallera, un treno che in venti minuti porta al santuario della Vergine di Nùria e all’impianto sciistico, ma prima ci fermiamo ad ammirare altri due bellissimi esempi di architettura romanica, le chiese di Fustanya e di Queralbs.
La prima, da Faustinianus, sembra sia stata costruita sui resti di un’antica casa romana. Si narra che questo piccolo capolavoro, in contrasto con l’architettura rustica circostante, sia stato edificato dalle streghe.
La chiesa di Queralbs, con il suo elegante portico, invece, fu ricostruita dopo il terremoto del 1427 in cui persero la vita tutti gli abitanti del paese, e ampliata nel XVII secolo. Degni di nota i capitelli tetramorfi, che simboleggiano l’universo materiale e l’eternità.
La cremallera, che da Queralbs giunge a Núria, inaugurata nel 1931, attraversa la montagna. Osserviamo dal finestrino tutti gli itinerari e i sentieri che potremo percorrere al ritorno, le cascate ed i fiumi in piena, la neve fresca, che nonostante la stagione, ricopre tutto. Da una roccia emergono tre stambecchi che corrono con noi verso la vetta.
Le piste sono chiuse, ma l’hotel, pur avendo perso il suo storico fascino per accogliere un turismo sportivo, mantiene ancora intatto qualche angolo interessante: in particolare la sala in cui fu redatto il primo statuto di autonomia della Catalogna del 1932. Accanto ad un grande camino, circondato da vetrate con vista sulle pareti rocciose, un pianoforte e i tavoli su cui Macià e la sua commissione si riunirono per redigere il testo. Alle pareti pagine di giornali e affiches dell’epoca.
Al centro dell’hotel, come incastonata, appare la basilica della Vergine di Núria, molto venerata nella valle e nei paesi limitrofi. La statua lignea, di piccole dimensioni rispetto alla più conosciuta Vergine di Montserrat, fu restaurata nel 2003. Anche se da recenti studi sembra che l’icona sia del XII secolo, il culto di questa Vergine risalirebbe al IX secolo.
Prima di lasciare la basilica, ci fermiamo alla sinistra del portale, attratti da un insolito mobile in legno, una sorta di confessionale: secondo la tradizione popolare, chi pone il capo nel buco scolpito sotto un crocifisso e suona la campana, riceve in dono la fertilità.
Infine torniamo alla luce e alla natura, percorriamo la strada pietrosa che costeggia il lago artificiale, tra l’hotel e le montagne, sostiamo pochi minuti nella piccola chiesa di San Gil e ci rimettiamo subito in marcia.
Il sentiero ci porterà a destinazione in alcune ore, ma si tratterà solo di una rilassante passeggiata in discesa.