Sezionando Barcellona

Con guanti e bisturi alla scoperta della Reale Accademia di Medicina

Esploriamo un altro angolo del cuore pulsante di Barcellona ed uno dei quartieri più affascinanti, ma anche più difficili ed emblematici, della città.

Qui turisti curiosi, con aria circospetta ed una mano sul portafogli, passeggiano celermente senza soffermarsi sui tanti scorci colorati che rendono unico il “barrio del Ravál”. Noi, oggi, lo vogliamo invece dissezionare, scavando tra le pieghe di una storia che, per pudore o forse per pigrizia, le autorità spagnole hanno a volte trascurato.

Ci addentriamo tra i vicoli di quello che dal XV al XX secolo fu definito uno dei più importanti centri sanitari d’Europa e giungiamo alla Reale Accademia di Medicina di Catalogna.

Situato tra l’antico Hospital de la Santa Creu e la Casa de Convalecencia, questo edificio ha ospitato il Collegio di Chirurgia (1760- 1843) e in seguito la Facoltà di Medicina (dal 1843 al 1906), anche se inizialmente é sorto per accogliere una scuola di parrucchieri (come testimonia lo scudo appeso all’ingresso).

In ogni caso le sue mura, che conservano intatte molte delle tracce del passato glorioso della città, hanno una lunghissima storia da raccontare (noi vi accenneremo qualcosa, ma vi consigliamo di prenotare comunque una visita guidata nei giorni di apertura: mercoledí e sabato).

Diversi sono gli esempi di architettura di questo tipo in Italia: i teatri anatomici di Padova, Modena, Bologna ed altri che dal XVII secolo hanno iniziato ad apparire all’interno delle nostre illustri facoltà di Medicina.

A Barcellona, prima del XVIII secolo, i cadeveri venivano anatomizzati e studiati all’aria aperta. Nella piazza antistante l’Accademia, i cittadini potevano infatti assistere in diretta ai progressi della ricerca scientifica, affacciandosi semplicemente da un balcone o facendosi spazio tra la folla.

Entriamo nella biblioteca, che conserva saggi originali in tre lingue, catalano, castigliano e francese, ed una bellissima scala in legno del XVII secolo e proseguiamo fino all’anfiteatro, un gioiello architettonico. Se al centro non ci fosse quel tavolo ovale in marmo bianco (con un foro usato per far defluire i liquidi) probabilmente sembrerebbe un vero e proprio palcoscenico shakespeariano.

La pietra usata per la costruzione di questa sala, osserva la nostra guida, manteneva l’ambiente fresco durante le sette – otto ore previste per la dissezione. Un enorme lampadario di Murano (le cui candele oggi elettriche, non furono mai accese) si staglia al centro dell’anfiteatro. Due porte principali (una per l’entrata del corpo, l’altra per l’ingresso degli studiosi) e quattro laterali, che immettevano in altrettanti tunnel semi-circolari, ci aiutano ad immaginare i ritmi, i codici e le sequenze di quelle scrupolose “cerimonie scientifiche”.  

Gli studenti, per rispetto verso la salma, assistevano in piedi alla necroscopia, mentre i sacerdoti, custodi della cappella e degli strumenti del mestiere, erano gli unici che potevano passeggiare indisturbati attraverso il ballatoio. Indiscreti e facoltosi visitatori, non di rado donne o membri di famiglie borghesi (che pagavano una fortuna per assistere allo spettacolo) erano occultati invece da grandi gelosie in legno dorato.

Ciò che si cela oltre le altre porte e nei sotterranei dell’edificio resta un mistero … difeso ancora gelosamente dai 70 membri della Reale Accademia di Catalogna.

 

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