Spain: the land where a friendship never ends

In linea d’aria si tratta di 7700 km ed in mezzo c´é solo l’Oceano Atlantico. Ma due o tre scali aeroportuali, dalle 12 alle 20 ore di volo, e qualche piccolo imprevisto di percorso (ritardi, cancellazioni, coincidenze mancate) non bastano a fermarci! Ogni anno ci ritroviamo qui … per lei dall’altra parte dell’Oceano, per me a pochi km da casa. Ma perché la Spagna?

Certe amicizie nascono per caso e, a volte, come capita per alcuni amori, in estate. Forse per questo hanno vita breve. Si ritorna a casa, alla routine, e sembra che il tempo non basti mai, neppure per un’email o una telefonata. Non é il nostro caso. Nel 1999, durante un viaggio studi a Salamanca ed una breve escursione a Toledo, in un Mac Donald’s vicino alla cattedrale, ho incontrato questa spaesata americana del Sud (Mississippi) alla sua prima esperienza in Europa.

Io, già perfettamente integrata in un gruppo di francesi, nonostante fosse il mio secondo giorno di viaggio, l’ho notata (era un po’ annoiata) dietro quegli archi gialli che ricordano tanto alcune architetture di Gaudí. Sorseggiava la sua Coca-cola extra-large e ci guardava oltre i vetri, tra il curioso e il divertito. “Dai, che ci fai là dentro? Vieni con noi, che andiamo a fare un giro!”  Cibéle, la ragazza di Bordeaux, non perdeva tempo. Entró nel fastfood, la tiró per un braccio e la portó fuori. Da quel giorno, e per tutta la durata del viaggio, non ci siamo piú separate.

Cibéle era l’esperta di discoteche e locali notturni, io organizzavo le escursioni nel weekend, e Julia ci seguiva senza protestare. Quando non riusciva a sostenere i ritmi sfrenati di Cibéle si addormentava su qualche divanetto dei locali di Salamanca, e quando le mancavano le forze per seguire me, soprattutto sotto il sole d’agosto, mi attendeva docilmente su una panchina.

Trascorremmo gli ultimi giorni a Madrid e lí Julia, con la passione per scarpe, borse e antichità, non riuscì a resistere alla tentazione. Cosí io e Cibéle decidemmo di accompagnarla all’aeroporto (per scelta o forse anche per necessità)  con le sue tre valigie, di cui due nuove fiammanti.

Ricordo che, oltre le Partenze, noi, con i nostri zaini in spalla, la salutammo sorridendo … entrambe peró con il dubbio lecito di vederla ancora.

E invece fu Cibéle a scomparire! Prima si trasferí a Londra, poi in Corsica e infine chissà dove. Julia mi invitó due anni dopo al suo matrimonio a Starkville, una ridente cittadina del Mississippi, e da allora, nonostante le distanze, una settimana all’anno o anche due, cerchiamo un angolo di Spagna per rivederci.  L’abbiamo percorsa quasi tutta, da nord a sud, io con il mio solito zaino da campeggio e lei con i suoi trolley enormi (da qualche anno fortunatamente piú modesti). Ogni viaggio, un’avventura… abbiamo condiviso i letti con las chinchas, abbiamo attraversato interi quartieri periferici di Madrid, a piedi e nelle ore piú impensabili, ci siamo spinte in vere e proprie full-immersions museali, abbiamo sperimentato ogni tipo di cibo e di bibita. Mac Donald’s e Starbucks per lei sono solo un lontano ricordo, da quando ha scoperto la sidra, las patatas bravas e il café con leche.

Quest’anno peró abbiamo deciso, di comune accordo, di rilassarci un po’ … quindi io non ho lasciato il mio appartamento di Barcellona, e lei é tornata qui per la quarta volta.

Nove giorni e quattro cancellazioni della American Airlines ti permettono di organizzare diversi itinerari interessanti. Cosa mostrare ad un turista che viene per la quarta volta a Barcellona? Innanzitutto bisogna capire quando é stata l’ultima. Di certo, se si tratta di una decina di anni fa, come nel caso di Julia, non puó mancare un giro alla Sagrada Familia (in perenne trasformazione), all’hospital di San Pau, grande gioiello modernista, e alle case di Gaudí, riaperte alcune da pochi anni. Un salto al mercato antiquario di Glòries, un giro panoramico sul Barceló per osservare dall’alto le metamorfosi del Raval, un saluto al gattone di Botero, una passeggiata hippie o bohemienne, a seconda dei gusti, in Gracia e qualche cena in uno dei tanti  ristoranti di cucina internazionale (quelli che, di solito, il turista rapido non esplora). Nessuna fretta quasta volta. Osserviamo la città dal tavolino di un bar come due catalane in libera uscita, sedotte piú dai dettagli e dalla gente, che dalle grandi attrazioni turistiche.

Barcellona non annoia mai, ma tre giorni sulla Costa Brava sono ideali per rendere un breve soggiorno estivo ancora piú piacevole.

Quotidianamente partono decine di autobus diretti a varie destinazioni sulla costa. Noi scegliamo Sant Feliu de Guixol. Abbiamo prenotato un piccolo hotel in centro, vicino al museo Thyssen e, senza riflettere troppo, siamo partite.

Da lí abbiamo deciso, il primo giorno, di approfittare di un lungo giro in battello per raggiungere Tossa de Mar, una splendida cittadina medievale costruita su un promontorio* ed il secondo, il Camí de Ronda, un sentiero che all’ombra dei pini, costeggia il mare e permette a chi cerchi un luogo tranquillo e acque limpide per nuotare o fare snorkeling, di esplorare calette e grotte, altrimenti irragiungibili.

Un menù fisso sulla riva é il piccolo lusso che tutti possono permettersi. Facciamo una sosta e poi proseguiamo. Incontriamo pochi escursionisti e stranamente il silenzio regna ancora sovrano su questo tratto di costa preso d`assalto, soprattutto tra luglio ed agosto, da migliaia di villeggianti stranieri. Se avessimo tempo, forse raggiungeremmo a piedi Cadaqués, ma la tabella di marcia é serrata e ci avviamo verso Girona, dove trascorreremo l’ultima notte.

Girona é “la città che non ti aspetti”. Solo da qualche anno, complice forse l’aeroporto, i turisti  hanno iniziato a scandagliare questa provincia catalana. Ma si tratta di un Turismo colto e “godereccio”, amante della buona musica, dell’arte e della cucina. Anche qui la scelta é varia e noi optiamo per un piccolo bistrot francese… mentre l’offerta culturale non manca mai e il festival Tempo sota les estrelles offre ogni sera concerti ed eventi all’interno dell’antica cornice del Passeig de la Muralla. Ci riserviamo il giorno successivo per visitare i bagni arabi e la superba cattedrale.

Girona-Barcellona in autobus é un soffio … e in treno un lampo! Ora peró si avvicina la partenza, quella vera.

L’ultimo giorno é il piú difficile. Vorresti organizzare visite guidate, piccole escursioni, ma alla fine decidi di trascorrerlo in balcone, con una bibita gelata, le ultime cose da dire (che non sono mai le ultime), e una mappa per scegliere la prossima meta. Sarà tra un anno o meno?! Di certo passerà molto tempo.

Ma un messaggio dell`American Airlines improvvisamente ci cambia la giornata. Non sempre un volo cancellato puó trasformarsi in dramma! Abbiamo ancora tempo. Un giorno o forse due…  Sospese sul filo del “delayed o cancelled” decidiamo di restare in zona, ed optiamo per un monastero nei pressi di Badalona. Anche per me é la prima visita, cosí prenoto telefonicamente per essere certa di non trovarlo chiuso. E’ il Monestir de Sant Jeroni de la Murtra.

Il posto, non appena lo raggiungiamo,  ci appare già suggestivo, ma é la sua storia che ci “encanta” (come dice Julia). Il signor Rafael, uno dei tanti volontari appassionati, ci accompagna attraverso il chiostro e le sale di questo strano luogo di culto, tra il monastero e la cantina vinicola, adibito a fortino, rifugio, hostal e oggi luogo di meditazione e preghiera. Si tratta di un’affascinante commistione tra un fulgido passato, un drammatico imperfetto e un incerto futuro.

Discreti festoni di margherite bianche, traccia di un recente matrimonio, incorniciano le porte aperte su absidi ed arcate distrutte (piú a causa dell’uomo che del tempo), mentre degli antichi splendori e dell’incontro tra Colombo e i Re cattolici non restano che i volti scolpiti su alcuni capitelli. Due anatre bianche cercano refrigerio in una fontana del XV secolo, ma uno squillo molesto le fa sobbalzare e ci riporta al presente. La comunicazione tanto attesa é ormai giunta. Fra tre ore si riparte.

I saluti devono essere rapidi, come sempre. L’ultimo tinto de verano e Julia scompare dietro le porte dei controlli di sicurezza. “Che ne dici di un bel giro sui Pirenei la prossima volta?” – “Perché no!?” Saremo poco originali, ma ci piace congedarci cosí.

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